L’ho conosciuta in Messico a Isla Mujeres, l’isola delle Donne. Forse l’avevo già incontrata in un tempo lontano, forse in un altro luogo, chissà. Viaggiava da sola, credo di ricordare o comunque era sola quel giorno che la vidi.
Non so più se sia stato io per primo a inseguirla o se sia stata lei a mettersi per caso sulla scia della mia ruota. Di certo so che mi ritrovai a viaggiare con lei.
Alla prima frontiera ci siamo chiesti: “continuiamo un po’ oltre insieme?” Non ci siamo risposti, ma abbiamo continuato a pedalare. Lei mi ha insegnato a svegliarmi presto la mattina per viaggiare con il fresco mattutino e avere più tempo libero pomeridiano. Io in solitudine pedalavo troppo e questo diverso ritmo, meno sportivo e più umano, lo devo a lei. Io le ho insegnato a non litigare col vento, quando e’ contro, a non gareggiare con lui, ma a lasciarsi andare prendendo quella fatica con una filosofia diversa.
Mentre io cercavo i passi di montagna, lei desiderava le baie sperdute dell’Oceano, ma ovunque, lentamente, sembrava che i nostri sguardi confluissero sullo stesso orizzonte.
Ad ogni frontiera ci ponevamo la stessa domanda: “continuiamo un po’ oltre insieme?” Dalle nostre labbra non è mai uscito un no, entrambi ammalati di andare, e affamati di conoscere. Insieme.
Ho iniziato così a conoscere una Donna. Nei suoi infiniti misteri, nei suoi silenzi che parlano, nei suoi occhi che sorridono. Viaggio nel Viaggio, da quello in bicicletta attorno alla terra, a quello scalzo sulle braci roventi dell’anima di una donna. E come sempre perdendomi ho trovato quel luogo che cercavo. L’ho trovato nella sua sensibilità puramente e meravigliosamente femminile.
E ora che sul canale di Panama le nostre strade si dividono, la porterò comunque con me. Perché credo che la rincontrerò prima o poi, in un altro tempo e in un altro luogo. Ma la rincontrerò.