Mi viene ancora naturale quando pedalo, guardarmi indietro per vedere se Marco c’è. Mi viene ancora istintivo segnalare una buca nell’asfalto con la mano, affinchè Marco possa schivarla. Mi sembra normale continuare a dormire nel lato destro della tenda e al mattino fare il caffè per due. Ma non c’è nessuno dietro di me.
Io sono Gio. Ho accompagnato il mio fratello e amico nella sua nuova casa e ora in solitaria continuo a cercare la mia.
La prima notte in tenda, da solo, in un bosco sconosciuto, è stato strano. Un misto di ansia ed eccitazione. La stessa sensazione provata nel salutare chi ha condiviso con me tre anni di strada e vita.
Lascio il Canada ed entro negli stati Uniti d’America, con i bagagli pesanti sopra una bicicletta nuova, che ho soprannominato Gioia. Un altro giro di giostra.
Mi obbligo da subito alla solitudine, evito le città per trovare solo me stesso in mezzo alla natura.
Pedalo come un matto, cerco il sud, il caldo. Trovo l’oceano Pacifico nella meravigliosa e selvaggia costa dell’Oregon. Osservo i leoni marini e le balene grigie migratorie. Loro in branco io da solo come il volo dell’aquila.
Poi entro nella foresta delle sequoie millenarie alte e sagge. Quanto sono piccolo mi chiedo. Infinitamente piccolo mi rispondo. Ma sono da solo mi domando. Mi guardo intorno e Marco è poco distante che guarda gli stessi alberi e mi racconta la sua prospettiva.
Non mi sta seguendo. E’ davanti a me che costruisce la sua strada.