Entriamo in Vietnam dalla porta cambogiana del Sud senza scavallare montagne o guadare fiumi, passando semplicemente un blocco stradale in mezzo ad una risaia sterminata. Un paio di timbri sui passaporti ed ecco che la lingua cambia, la popolazione si intensifica e le bancarelle sul ciglio del sentiero offrono cibi sconosciuti.
Catapultati in un luogo nuovo ci intrufoliamo in una terra d’acqua fra l’infinita rete di fiumi, anse e canali prodotta dal delta del Mekong. Ponti, traghettini e argini in un brulicare di barcaioli e mercanti a proprio agio solo sulle palafitte a picco sull’acqua.
Siamo diretti verso la vecchia Saigon, vecchia capitale del Vietnam del Sud, ora chiamata Ho Chi Minh dopo la liberazione, liberazione per alcuni, o caduta della Repubblica per altri. Sette milioni di persone, un traffico delirante di motorini Honda in una cornice di palazzi inaspettatamente moderni.
Puntiamo il manubrio a Nord, davanti a noi le montagne, le strade non ancora asfaltate, villaggi remoti che sembrano essere stati dimenticati, facce gitane, pelle scura su volti solcati dalla fatica del lavoro montanaro. Piantagioni di caffè e tè avvolgono i rilievi e terrazzamenti precisi danno vita a geometrici orti e curate risaie.
Seguiamo la corrente di un fiume pedalando sul suo argine verso il mare.
Torniamo sull’asfalto zigzagando vicino alla costa del mare cinese e dall’alto vediamo paesini di pescatori che vagamente ricordano la Grecia delle isole ioniche.
All’improvviso ci ritroviamo rimbalzati nel tempo in una Hoi An dall’aria francese dell’inizio novecento e dall’architettura a tratti cinese e giapponese. Una cittadina abbracciata da un fiume che ci incanta con la sua atmosfera frizzante e ci intrappola grazie alla sua gente bizzarra.
E lì fermiamo il nostro moto perpetuo, domiamo la condanna che ci costringe ad andare. Godiamo della compagnia dei nostri amici che ogni anno tornano a farci visita e con loro respiriamo l’aria di casa anche se lontana migliaia di chilometri. Un saluto dalla nascosta commozione chiude una parentesi e apre una nuova via verso un misterioso Laos.
Una pioggia sottile sta cadendo ora su Hue, ci bagna tentando di lavarci l’animo zingaro, ormai per noi ricamo indelebile.
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