Il Sud America è quell’angolo di mondo in cui lo spirito missionario, da secoli, ha dato il meglio e il peggio di sé. In America Latina sono sorti migliaia di avamposti missionari originariamente prettamente cattolici e solo ora, seppur in minoranza, anche al seguito di altre organizzazioni non cristiane.
Non mi è mai piaciuto il concetto della conversione delle altre genti.
Il catechizzare gli altri, l’imporre al barbaro o l’indigeno il nostro credo religioso mi è sempre sembrato inadeguato. Non lo concepivo già ai tempi del catechismo quando ero adolescente. Ora proprio lo detesto. Il rispetto verso gli altri deve avere le basi anche nel rispetto dell’altrui credo. Ma queste sono le opinioni personali di un non credente.
Questa estate però, per conoscere meglio la realtà missionaria in Bolivia, abbiamo parcheggiato qualche settimana la bici per andare ad aiutare alcuni ragazzi locali. La missione che ci ha ospitato nacque quarant’anni fa grazie al gruppo dell’Operazione Mato Grosso. I primi volontari qui costruirono una chiesa, un piccolo ospedale e un oratorio per le genti che vivevano isolate nella foresta. Ora attorno a quelle tre opere sorge un paese.
Abbiamo conosciuto Silvana e Sergio, i due laici italiani responsabili del progetto e ci sono piaciuti subito, perché seppure la loro casa sorgesse all’ombra del campanile, il loro obiettivo, la loro missione appunto, non era quella di convertire. Silvana e Sergio davano alloggio nella loro casa a venti ragazzi tra i tredici e i diciotto anni. Vitto e alloggio per permettere loro un diritto primario e inalienabile. Il diritto all’educazione.
Aiutano questi ragazzi con famiglie problematiche, non ad andare in chiesa, ma ad andare a scuola! Vedevo purezza nella dolcissima fede cristiana di questi due volontari, senza bigottismi o imposizioni. La preghiera prima del pasto durava un secondo mentre gli abbracci o l’ascolto che solo un papà e una mamma possono donare duravano 24 ore. Arrivato lì con la presunzione di aiutare, ho scoperto alla fine di aver ricevuto molto più di quello che ho dato. Alla sera a tavola ero anch’io uno dei tanti figli, coccolato un po’ da un papà una mamma.