Hola Señor, vuole mangiare con noi? Yes please… perdona Sí claro! Sono ancora a cavallo della bici, ho attraversato il confine messicano a Tijuana. La mente ragiona ancora in inglese, ma l’anima si sta svegliando nuovamente e inizia a vibrare in spagnolo. Modificandosi la lingua e´ricambiato fortunatamente tutto e io felice mi lascio travolgere dalla musica spagnoleggiante. Nel primo villaggio chiedo se sia un giorno di festa. Mi dicono: No Señor, siempre es asi´!
La musica, antica di fisarmoniche e chitarre, dal ritmo malinconico, di amori strazianti o di gioie latine, rimbalza da un’auto all’altra, dalle finestre sempre aperte delle case, dalle verande di vecchi alberghi. Risuona dal portico di un ristorante suzio, dal carillón allegro del venditore ambulante di scope, dal campanile della chiesa Cristiana, dalle labbra sorridenti di gente che canta. Gente che canta.
Immediatamente dopo il border sembra che l’uomo si sia reso conto della bellezza della vita e voglia festeggiare, mangiando a tutte le ore del giorno oppure dormendo ronfanti a bocca aperta su un’amaca colorata. Pare che i messicani, a volte malconci, a giorni poveri, casualmente trafficoni per necessitá, scaccino con un ballo, una cerveza e un po´ di chile piccante le preoccupazioni della vita.
Li vedo fieri nel loro spirito latino, innamorati del loro paese. Guardo questa simpatica confusione mangiando con loro tacos e burritos. La cameriera mi offre una Corona e il suo numero di telefono.. Io rido perché peso la metá di lei! Lei si avvicina e mi sussurra che la vita va presa di gusto, calda piccante e tentatrice. Tentatrice come il Messico. Fra le sue braccia si rischia di starci bene!