Non è mai la stessa, ne prendi una e inizia un viaggio, è una scelta forse data dal caso, ma quando la imbocchi capisci che quella e solo quella è la tua Strada.
Scivoli via veloce a volte, l’asfalto è un lusso non di tutti i giorni. Le ruote sibilano e i colpi d’aria fra i raggi sono come il tocco dell’archetto sul violino. Quando la strada è nuova i pensieri si perdono più facilmente, serve meno attenzione così la testa vola via e più si pedala veloce e più si pensa a nulla, come se il fine ultimo di questo pensare sia il non farlo affatto, quasi una meditazione involontaria.
Poi la strada si perde, si contorce su se stessa, sale e scende e poi sparisce. Diventi invisibile dentro una nuvola di sabbia e polvere, mangi aria sporca, calpesti i sassi. Il cemento svanisce, trovi la ghiaia e lo sterrato, trovi i buchi a volte crateri profondi una bicicletta, dribbli cantieri camion catrame e pozze. Cambi colore, il sudore attrae la terra e come mimetico diventi tutt’uno con la natura, diventi sporcizia e fango, dal viso emergono solo gli occhi incorniciati da ciglia bianche e da una barba improvvisamente anziana.
Le mani stringono forte il manubrio, i nervi sono tesi, guardi il sentiero metro per metro, sasso per sasso.. Se cadi sei finito, diventi parte del suolo, diventi bitume di ferite e sangue.
Come fa a piacermi tutto questo?! In fondo stare in strada è come una lotta, io animale in una terra sconnessa o forse perché è come fare l’amore, la strada a volte è carezza, a volte è schiaffo, è contorsione è vibrazione è vita.
La mia strada è terra rossa fra alberi alti, è sabbia in riva al mare, è asfalto in mezzo agli uomini, è sterrato la dove c’è poco.
Ora vado, lei mi sta aspettando e io ho bisogno di lei.