…frena, rallenta, chiudi gli occhi, cosa senti?!
L’aria nei polmoni, il sole che mi riscalda, il vento che mi accarezza la pelle, profumi di cibi lontani. E poi? Il cuore, il mio cuore che batte.
Apro gli occhi e sulla cima di questa montagna, in un paesino del quale non conosco il nome, vedo un piccolo uomo, che dopo aver posato a terra la sua bicicletta malandata si avvicina a me. Inspiegabilmente i miei battiti aumentano.
La sua statura mi fa sembrare un gigante, il suo viso è segnato dal sole, la sua barba è rada e stranamente incolta. Mi chiede : “de donde eres usted?” Gli dico che siamo un grupo di amici italiani in viaggio nel sudamerica. Quasi mi abbraccia, i suoi occhi scuri si spalancano e sorride. “Vi auguro tutto il meglio dal mio paese, vi ringrazio di essere qui e spero che un giorno possiate ritornare nuovamente in questa terra”. Proprio lì il mio cuore si è fermato per un’istante.
Lo guardo riprendere la strada in salita, forse verso un campo lontano; io riprendo la mia, ma percepisco qualcosa di strano in me, qualcosa di tanto umano che quasi non mi permette di pedalare. Sono stato investito da qualcosa di magico. Era il potere di un piccolo grande uomo di cambiare il corso delle cose. Con un semplice gesto ha cambiato qualcosa in me.Ora sono sul balcone di un ostello di Riobamba, una città ecuadoregna sulla cordigliera centrale delle Ande a quasi 3000 metri di altitudine.
Scrivo queste parole che mi permettono di riflettere su quanto siamo fortunati. Non so spiegare se questo privilegio derivi dal fatto che stiamo viaggiando in bicicletta. Forse siamo fortunati perché abbiamo semplicemente il privilegio di poter scegliere cosa vogliamo essere.
Purtroppo qualche ora dopo l’incontro con quel piccolo uomo, ho saputo che l’uomo più potente del mondo ha fatto sganciare la super bomba in Afghanistan, cancellando in un istante vite umane.
Siamo veramente fortunati, possiamo alzare gli occhi al cielo poi chiuderli e ringraziare che oggi, ancora una volta è solo la pioggia a cadere.