Otto milioni di km quadrati, quasi trenta volte l’Italia. 210 milioni di abitanti. In Brasile trovi tutto, trovi tutti. Di tutti i gusti e per tutti i gusti. Neri, bianchi, mulatti. Indigeni, discendenti di africani, portoghesi, italiani, giapponesi, tedeschi, polacchi e mille altri. E ogni colorata combinazione di questi.
La maggior parte sono figli e nipoti di immigrati, che qualche generazione fa portarono con sé il loro bagaglio di cultura, tradizione e religione.
In comune hanno solo l’essere 100% brasiliani e la lingua, il portoghese, in una versione molto più cantata e dai suoni meno duri rispetto all’originale oltre oceano.
Riposiamo qualche giorno a Curitiba, bella città nel sud del Paese, capitale dello Stato del Paraná. Passeggiamo verso il centro e nello stesso quartiere incontriamo la chiesa cristiana protestante, quella ortodossa, quella cattolica e la moschea.
Mumad, il direttore spirituale di quest’ultima, ci vede per strada mentre fotografiamo i mosaici del suo tempio e ci invita a entrare.
Ci dà il benvenuto e ci racconta la sua storia, quella della sua famiglia libanese, e quella della comunità islamica di Curitiba.
Scalzi, su enormi tappeti persiani, leggiamo sulle pareti le preghiere tradotte in portoghese, e respiriamo un’energia buona pur non condividendo quel credo. Ringraziando, ci congediamo da Mumad e lo lasciamo alle sue orazioni.
Spinti dalla nostra inestinguibile fame, continuiamo nella ricerca di un ristorante e puntiamo un buffet vegano molto economico. Ritrovo di studenti, artisti, e di altri personaggi stravaganti e pittoreschi. Diverse coppie omosessuali non nascondono i loro sentimenti seduti a questi tavoli o tenendosi per mano tra le vie del centro. Mi chiedo da dove abbia origine questo cliché sulle tendenze sessuali dei brasiliani e arrivo presto alla conclusione che qui in Brasile vediamo semplicemente per strada quello che da noi esiste, ma in tanti casi vive nell’ombra.
Non posso dire che in tutto il Paese non esista razzismo o xenofobia in generale, perché ne ho conosciuto solo una parte molto piccola. Ma di sicuro di tutto quello che i miei occhi hanno conosciuto finora, il Brasile è l’esempio più bello di accettazione e integrazione, in termini di colore della pelle, religione e gusti sessuali. Dove anzi il diverso non è un ostacolo, ma un’opportunità di arricchimento, un valore aggiunto verso una libertà a più colori e gusti.
Hi!
Here in Brasil we have a racist System yes. If you are black you can die and nobody care. The most poor people in Brasil are black. I ask please you read about racism in Brasil before say here don’t have racism. In south is where more have racism. And don’t forget never that racism is a system. Is not just about call a black person monkey. Have another thing you need read
About the origine of the word mulata in Brasil. But read books written by black people speaking about your own history : Abdias Nascimento, Lélia Gonzalez, Djamila Ribeiro, Sueli Carneiro. They are black writes that you should read.