In bicicletta non si può arrivare ovunque. Per visitare la Corea del Sud ci siamo dovuti arrendere alla comodità di un volo. Vladivostock-Seoul in novanta minuti. Una tratta aerea particolare, qui nell’estremo oriente. Nel mezzo, fra queste due città diversamente moderne, la Corea del Nord, chiusa, prigioniera, ennesimo scherzo della storia. North Korea rimasta fuori dai giochi anche ora, nonostante la Russia e la Cina sembrino dialogare con gli Stati Uniti.
Korea oggi nel linguaggio comune significa Corea del Sud e significa Seoul, in cui vivono nell’ area metropolitana circa venti milioni di persone. Nelle sue strade c’è un bel traffico, costante ma ordinato, grattacieli e templi antichi convivono ovunque e la sua geografia collinare regala romantiche vedute panoramiche.
In molti parlano inglese e lo straniero è ben visto. Si avvicinano a chiacchierare o a darti indicazioni anche se non le avevi chieste, poi si allontanano rigorosamente dopo un inchino, che è il loro modo di dire grazie o a volte semplicemente il loro ciao. Si respira rispetto ed educazione, con un senso civico marcato e piacevole, che avevamo quasi dimenticato negli altri paesi asiatici un po’ più “sgarbati”.
Joe, proprietario di una guesthouse della capitale, ci ha portato a correre nel lungo fiume dove centinaia di persone si ritrovano quotidianamente per allenare il corpo e liberare la mente.
Win, solare ed energico ragazzo disabile ci ha ospitato nella sua confortevole casa e ci ha parlato del suo primo viaggio in Asia senza accompagnatore e mi sono sentito fiero del suo coraggio.
La polizia ha acceso i lampeggianti e ci ha scortato per la città indicandoci la rotta come segno di benvenuto.
Chun per strada ci ha regalato acqua, cibo e un sorriso.
Continuo ad essere innamorato di questo Mondo, paese dopo paese incontro gente che mi fa ben sognare.