Sanson in Ruanda by Francy

DSC01861Quattro sedie, un tavolino, e di fronte alla porta una credenza alta con qualche pane e i termos di latte e tè caldi. Una piccola luce a batteria che lascia in una semi oscurità questa piccola stanza di tre metri per tre.
E Sansón, il proprietario di questo ristorante, se così si può chiamare. Nient’altro.

Una luna piena, enorme, prende il posto dei lampioni su queste ripide strade di terra battuta, uscendo da sopra le colline di bananeti e caffè di questo remoto angolo di Rwanda sulle coste del lago Kivu.
DSC01842Sansón ha un sorriso grande, sincero. É felice di averci tra i suoi clienti, forse perché a differenza degli altri, che consumano solo una tazza di tè con latte e un pane fritto, noi possiamo permetterci un piatto di spaghetti scotti, patate lesse e uova sode. O forse perché queste quattro sedie tra queste squallide quattro mura ne devono aver visti davvero pochi di stranieri bianchi.
Comunichiamo in un francese stentato, con lunghe pause da entrambi i lati, che finiscono in risate, quando non riusciamo a tradurre i nostri concetti in francese, lingua straniera a entrambi. Un folto gruppo di suoi compaesani si accalca sulla soglia per spiarci, anche se pochi di loro capiscono il francese.
Noi gli chiediamo dei suoi sei figli. Alcuni studiano, uno lavora come guardiano, uno ha finito di studiare ed ha pure preso la patente per l’auto.
DSC01890Lui ci chiede di noi, del nostro viaggio: Perché viaggiate in bicicletta? Ci sono altri che viaggiano come voi? Ci sono anche dei ruandesi che lo fanno? Quanti soldi che ci vorranno.. Noi proviamo a rispondergli, spesso con mezze verità. Lui ci ascolta, poi il suo sguardo si perde nel vuoto, la testa riccioluta tra le grosse mani. Chissà a cosa stava pensando. Alle differenze, al futuro dei suoi figli, ai dannati soldi.
Paghiamo il conto e salutiamo il nostro buon ospite. La luna si è rimpicciolita e ci sentiamo ancora più soli in quell’oscurità.
Un altro mondo. Anche se illuminato dalla stessa luna.

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