Ci sono mattine all’alba in cui uscire dalla tenda è più difficile. Una strana gravità ci tiene incollati al suolo, è come una sana paura per ciò che ci aspetta. È il peso dell’Africa che ci schiaccia, è l’idea un po’ folle di voler attraversare questo immenso continente in bici. Mi dico di non pensarci, di affrontare il tutto giorno per giorno, pedalata dopo pedalata, paese dopo paese.
Con questa idea riesco ad alzarmi, metto su il caffè e guardo il sole iniziare la sua giornata. Dalla spiaggia vediamo un gruppo di delfini giocherellare in acqua poi per strada centinaia di bambini nelle divise scolastiche ci sorridono e rincorrono. Alcune zebre ci mirano distratte mentre costeggiamo una riserva e subito trottano con noi nel caldo abbraccio della natura africana.
In lontananza le capanne circolari degli Zulu si disperdono a oltranza fino all’orizzonte dove il sole stanco lascia il posto alla luna.
Noi troviamo un rivolo d’acqua in un boschetto e ci prepariamo per la notte. Chiacchieriamo intorno al fuoco e ci perdiamo nell’ammirare il cielo dell’Africa di notte. Un cielo che sembra non avere fine, una via lattea impossibile da guardare nel suo insieme. Fa quasi paura. Meglio osservare una stella alla volta, senza fretta, notte dopo notte.
Oggi un angolo di cielo, domani un angolo di terra, così, un pezzo per volta l’Africa fa meno paura.