Alcuni amici mi chiedono perché la Patagonia sia così famosa e se meriti davvero una visita. Me lo chiedo anche io da dove venga il suo incredibile fascino.
Abbiamo pedalato 2 mesi e mezzo in queste terre selvagge fra Argentina e Cile. Siamo passati per foreste lussureggianti, terre di laghi, fiumi e ghiacciai, dove tutto sembrava fatto di acqua e per l’acqua.
Poi abbiamo attraversato lande semidesertiche dove lo sguardo si perdeva in uno sterminato orizzonte, sotto cieli di un perfetto azzurro, sferzati da un vento freddo che ti fa pregare di andare nella sua direzione, perché altrimenti è una lotta impari, persa in partenza.
Una bellezza così pura e incontaminata che a volte ti fa sentire di troppo, anche se stai viaggiando su una bicicletta. Gli huemul e i guanaco non sono abituati all’uomo, quando ci vedono scappano impauriti.
Nella Carretera Austral e nella Tierra del Fuego ci è capitato di dover caricare sulle bici i rifornimenti per 4 o 5 giorni, perché le mappe non mostravano nessun centro abitato per oltre 200 o 300 km.
E a volte ci dava proprio l’idea che lì l’uomo non ci avesse davvero nulla a che fare.
E invece l’uomo c’è stato e c’è ancora oggi.
C’era già in Patagonia quando arrivarono gli spagnoli in Sudamerica. Però erano tribù di uomini forti e orgogliosi e non riuscirono a sconfiggerli facilmente. Tanto che Argentina e Cile dovettero invadere queste terre nell’800 per annetterle ai loro territori, compiendo la Campagna del Deserto e diiversi massacri ai danni dei Mapuche e altre popolazioni indigene.
Poi hanno tirato una riga tra Argentina e Cile che passa per le vette della Cordigliera Andina fino a dividere per il lungo la Isola Grande di Terra del Fuoco.
E fu proprio un giorno prima di attraversare questa linea intangibile che siamo passati accanto ad un campo minato cileno.
Un campo minato. In Patagonia. Fatto quando nel ’78 Cile e Argentina arrivarono a un passo dalla guerra per questioni territoriali, tuttora non risolti.
La stessa Carretera Austral, oggi meta di tanti ciclisti ed escursionisti da tutto il mondo, fu voluta dal dittatore cileno Augusto Pinochet per favorire il transito e la difesa di una zona allora poco sviluppata e di conseguenza difficile da controllare in caso di un’invasione argentina.
Invasori contro indigeni, bianchi contro bianchi, bianchi contro indigeni. Tutti contro tutti.
Forse viene anche da qui il fascino di questa terra, questo tempio della natura che gli uomini hanno profanato per secoli con la violenza e col sangue. Forse vale la pena arrivare fino alla Fine del Mondo per ascoltare alcune di queste storie.