Più bambini che genitori popolano le strade dell’Asia orientale. Dall’Indonesia alla Mongolia giovani di tutte le età colorano ogni angolo delle città portando cambiamento, freschezza e forse modernità.
In Giappone questo sembra non essere vero e sono gli anziani ovunque a dominare le numerose isole. Sono belli i vecchi giapponesi e si fanno custodi della tradizione e del passato senza svenderlo irrazionalmente al domani. Li guardo con l’ammirazione di un nipote curioso verso il nonno saggio.
Camminano lenti ma con dignità nel loro fisico ancora asciutto. Al mattino li incontro nelle Onsen dove nudi si lavano con cura in acque termali, prestando una attenzione religiosa alla pulizia del corpo e una dolcezza infinita nel massaggiarsi la pelle vissuta ma ancora elastica.
All’ora di pranzo siamo con loro al parco e qui allenano la mente giocando a Shogiban, la versione giapponese e più difficile degli scacchi, ottima medicina per il cervello. Nel tardo pomeriggio sono con noi in riva al mare e dopo lunghe passeggiate, i più buttano la lenza in acqua e si pescano la cena. Il pesce quasi sempre viene mangiato crudo e dove noi vediamo un filetto al forno loro vedono Sashimi.
Tornando verso casa e spiandoli discretamente attraverso le sottili porte di legno e carta, li trovo inginocchiati dinanzi ad un altarino domestico e nel gesto di accendere l’incenso regalano qualche anno ancora alla loro anima.
E se bambino non potrò più essere, un giorno forse sarò nonno e imparando da loro, chissà potrei essere più bello anch’io.
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