Non una goccia d’acqua nei lunghi mesi d’estate
solo vecchi pastori e vagabondi nelle vallate.
Nostalgiche e sorridenti le genti della Mongolia
ricordano ancora il Khan a cavallo fino all’Anatolia.
Una donna munge le vacche e guarda l’orizzonte
nuvole di sabbia seguono i cammelli sul monte.
Aspetta da giorni le pecore di ritorno col padrone
e in una preghiera ripone fiducia e rassegnazione.
I figli maschi han già legato i cavalli alla yurta
la figlia entra col formaggio poi si tira la porta.
La madre assorta impasta il latte con il riso
e solo una lacrima farà compagnia al suo viso.
Il vento meschino sibila sotto il letto di lana
stanno vicini preferendo alle stelle questa tana
dove il letame è l’unica brace che arde nel fuoco
e solo il canto inganna la malinconia con il gioco.