Capelli neri lucidi e lunghi, occhi a mandorla, labbra carnose e pelle mulatta e quella ragazza dalla disarmante bellezza mi ha già sedotto senza volerlo. Qualcuno mi tocca la spalla, mi volto di scatto e un anziano signore mi invita ad entrare in casa; le pareti in foglie di palma, l’odore inebriante dell’incenso e un tempietto illuminato. Apro la finestra e i coccodrilli in giardino mi provocano un sussulto.
Guardo oltre, le rovine di un tempio si stagliano nella giungla, entro, mi perdo fra cunicoli e statue di Budda, divento parte della foresta che lentamente si riprende lo spazio anticamente rubato. Vedo offuscato, non distinguo le sagome…ora lo vedo, è il mio amico in bici davanti a me e da bordo strada ci salutano tutti. Bambini e ragazzi ci abbracciano e giocano mentre donne e uomini ci scrutano e ridono.
Una dolce donna orientale si avvicina e mi racconta che le persone sono come uno specchio poi Linbaba si siede vicino a me accendendo una sigaretta e mi dice che viviamo perché sappiamo amare ed amiamo perché sappiamo perdonare.
Apro gli occhi e dai fori della tenda vedo un fiume che scorre lento coperto da un tappeto di fiori di loto e un monaco dalla tunica arancione a contemplarlo. I lavoratori inchiodano una impalcatura al lato di un tempio in costruzione e le bici riposano appoggiate ad un albero.
Un sogno, un sogno nel sogno o forse semplicemente realtà.
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