Cammino solitario e tranquillo nella spiaggia sabbiosa di Krabi, un ragazzo rasta sorridente e indaffarato mi invita a unirsi a lui. Mi offre il pranzo e mi rende partecipe dei suoi lavori di apertura di un Reggae Bar in bamboo sulla baia, a pochi passi dalla riva.
Ha capito con uno sguardo vispo e curioso, del mio lungo viaggio per arrivare qui e vuol conoscere la storia. Ascolta attento e io sorrido con invidia quando mi dice: “ non ho mai avuto la tv, ho imparato ad aprire le orecchie”. Poi come un fiume in piena e gli occhi lucidi per l’interesse per la vita mi racconta la sua Thailandia e io, vostre orecchie nel mondo, non posso far altro che condividere l’ esperienza con voi. Si chiama Tam, il suo corpo è asciutto e vagamente selvaggio, mi parla del suo amore per la natura, del suo piacere di vivere in una nazione verde da Nord a Sud, dei suoi mari pescosi e trasparenti che vanno difesi dal turismo di massa invece che cedere all’avidità di facili profitti, rischiando di distruggere quello che è un paradiso. In bicicletta avevo notato la differenza fra un entroterra intatto con foreste tropicali e le coste deturpate dagli incivili scarichi dei resort che via via sporcano la sabbia una volta magnificamente bianca.
Mi parla della sua barca, lunga e in legno, più adatta ai fiumi del Nord dove la gente vive di pesca e coltivazione del riso, più che ai mari del sud spesso arrabbiati. Mi ricorda i disastri dello Tsunami del 2004, di come abbia colto tutti impreparati e come insieme dopo l’onda devastante si siano fatti coraggio per rialzarsi e ricostruire. Un abbraccio fraterno ci lega all’istante, lo aiuto un po’ nel suo lavoro.
Come tutti i thailandesi Tam è felice quando mi parla del suo Re, del suo longevo regno: la gente si è sentita protetta da questo ormai anziano monarca che ha fatto crescere il paese nella direzione della libertà, anche religiosa, e non solo della ricchezza.
Ed è proprio la libertà, meta di ogni uomo, ciò che mi affascina di più della Thailandia: l’ho provata leggendo un libro buddista in una moschea islamica, l’ho toccata camminando scalzo nelle loro case pulite, l’ho assaporata nei loro mercati tra mucche e maiali, l’ho ascoltata nelle musiche orientali delle loro canzoni allegre e l’ho respirata profondamente nella brezza salmastra di questa simpatica e familiare terra chiamata Siam.
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