Una verde striscia di terra lunga ottocento chilometri, uno stretto istmo largo ottanta che unisce l’America settentrionale all’America meridionale: questa è la Repubblica di Panama.
Una terra fertile baciata da due oceani ravvicinati. I surfisti possono al mattino cavalcare le onde del Caribe e nel pomeriggio osservare la “puesta del sol” nel Pacifico.
Ma la sua fortuna come è ben noto si deve al Canale. Un’opera di ottanta chilometri di ingegno civile ultimata dagli Stati Uniti nel 1914. Possedere il controllo militare e doganale di queste laboriose dighe significava avere gran parte del controllo globale dei commerci marittimi. Il canale di Panama decretò l’inizio della leadership mondiale americana.
Solo da vent’anni la sua giurisdizione è passata nelle mani del governo panamense, quindi ora ricco degli introiti dovuti ai dazi di passaggio. A Panama ci sono meno di quattro milioni di abitanti e più di un panamense non si nasconde nel dirmi: ” se il nostro governo non rubasse, saremmo tutti milionari grazie al canale.”
Mi piace raccontare però un’altra peculiarità di questo stato noto per i suoi Cappelli.
Panama è attraversata da una sola strada, che dal confine con il Costa Rica giunge alla “fine del mondo”: Yaviza. Yaviza è un piccolo paese in cui la infinita Panamericana si interrompe, rendendo impossibile raggiungere via terra la Colombia e l’America del Sud.
Siamo riusciti a congiungere due oceani grazie a un fiume artificiale, ma non colleghiamo due continenti con una banale strada. Perché?
La scusa sbandierata è quella di non creare un facile passaggio alla cocaina colombiana verso il Nord d’America. Ma la cocaina comunque e ovunque passa facilmente, anche grazie ai container che attraversano il canale.
Chi non passa quindi sono solo gli uomini, ma non noi ricchi abili a volare, ma ancora una volta loro, i più poveri, gli ultimi.
Sì ,anche questo è Panama, un paradiso fiscale corrotto, una City di grattacieli costruiti grazie all’evasione e al riciclaggio.
Sì, anche questo è Panama, una meravigliosa striscia di terra che fa passare merci e dollari per il Nord del mondo e che lascia a terra e indietro troppe genti del Sud del mondo.