Non è facile raccontare l’Iran. Non è facile raccontare di persone la cui mentalità dista da quella occidentale molto più dei cinquemila chilometri che la dividono dall’Italia. Non è facile descrivere una nazione in cui la religione conservatrice è fortemente presente nella vita di tutti i giorni e nella politica dello stato.
E’ difficile per noi italiani accettare che qui non si possa esprimere liberamente la propria opinione, non si possa ballare, non si possa passeggiare per strada con una ragazza a meno che non sia tua moglie, non si possa bere un bicchiere di birra o un calice di vino.
Mi chiedo perchè non si possa avere un cane o perchè le ragazze non possano andare allo stadio e alle nove e mezzo di sera le più debbano essere a casa. Non mi spiego perchè siano i genitori ad organizzare i matrimoni e perchè le donne nel metro abbiano carrozze separate dagli uomini. Fatico a concepire il fatto di intrappolare le donne dentro un velo. Capisco bene, allora, perchè Teheran sia la capitale mondiale della chirurgia plastica facciale, le donno possono mostrare solo il viso e lo vogliono perfetto. Mi sale la rabbia percependo che qui manca il diritto fondamentale sul quale si debba basare una nazione: la libertà.
Quello che ancora mi da più fastidio è che la gente, impaurita, non faccia niente, al massimo si lamenti con me che vengo da Ovest e vengo guardato con invidia. Poi parlo con un signore, mi dice che di islamico l’Iran ha solo il nome e che le persone nelle loro case si comportano in piena libertà trasgredendo le regole. Allora mi chiedo, forse è tutta una maschera? I greci si era raccomandati con noi di tenere la barba lunga in Iran per ricevere più rispetto, invece appena entrati nel paese capiamo che solo i religiosi non si radono e non sono poi così ben visti. In Turchia leggiamo il cambio ufficiale Euro Rial, ma in frontiera scopriamo che il vero valore della moneta è molto più basso di quello che vuole comunicare il governo ed è dato dal mercato nero. Lo stato iraniano cripta il segnale internet di Facebook e Skype, ottimi mezzi di comunicazione ma ritenuti troppo pericolosi, ma tutti craccano il filtro e navigano di nascosto. Notando tutte queste contraddizioni mi viene da aspettare il momento in cui tutti abbiano voglia di togliersi la maschera.
Vedere la polizia che porta via due ragazze mentre guardano gli amici giocare a pallone in un parco è un gesto senza senso, insulso, a cui non voglio trovare giustificazione, davanti a cui non riesco a nascondermi con una maschera.
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