Mi allaccio gli scarpini da ciclista, indosso il caschetto, salgo in sella, faccio la prima pedalata..
Esco da Ravenna, esploro i suoi d’intorni con gli occhi ancora di un romagnolo desideroso però di diventare cittadino europeo ancora prima che cittadino italiano. Scopro fin da subito, dai primi chilometri, dopo i primi fiumi, una bellissima Italia, l’Italia dei suoi italiani. Trovo un’Italia europea, un’Italia aperta, un’Italia ospitale, un’Italia sorridente che seppure seduta ha ancora le energie per allungare il collo e guardare due ragazzi che pedalano verso i lori sogni. Ho lasciato un’Italia che si sa emozionare dinanzi a una sfida, dinanzi a una partenza, dinanzi a 2 figli curiosi ma semplici. Mi piace portare con me questo ricordo, un’Italia europea che si distende e allunga fino all’Istria, alla Croazia, al Montenegro, all’Albania, alla Macedonia, alla Grecia. Più persone di quelle che pensassi parlano la nostra lingua, la studiano, la fanno loro come un linguaggio amico.
Le nostre bici con le sacche gialle e rosse della nostra Ravenna trasportano in maniera simpatica anche il tricolore italiano. Quella semplice e piccola bandiera porta sorrisi, fa avvicinare persone, fa parlare. Where are you from in tutti i suoi slang è già la frase più pronunciata e la nostra bandiera ci aiuta nelle difficoltà di comunicazione. Ah Italia dice la gente, dai Balcani alla vallata che separa la Macedonia dalla Grecia, le persone ci guardano con la luce negli occhi, perchè l’Italia, che se ne dica, è ben vista, è ben voluta, è apprezzata. Quando ci vedono arrivare, carichi come la slitta di Babbo Natale, ci studiano lo sguardo cercando la traccia del nostro spirito e appena trovano la nostra fratellanza si avvicinano, si offrono come aiuto, ci regalano del cibo o ci indirizzano sulla strada giusta.
In questo modo comune di venirci incontro ho ritrovato l’Italia, ho scoperto l’Europa, ho sognato frontiere aperte.
Da Sant’Alberto a Tirana, dal Adriatico al Egeo ho percepito l’immagine di un’Europa che sta lavorando per unirsi, per avvicinarsi, per aggregarsi. Mi piace pensare che la Grecia sia Europa quanto la Germania, la Slovenia quanto l’Albania, il Montenegro quanto l’Italia.
Noi intanto, umili cicloturisti, facciamo sventolare più bandiere, quelle da dove veniamo, dove andiamo e dove vorremmo che l’Europa arrivasse, magari un’Europa con meno frontiere e più condivisione.
Ci prendiamo gli abbracci per il momento, le spinte e gli incoraggiamenti. Domani sarò più Greco, sarò più Europeo, sarò più cittadino di questo mondo di cui ancora nulla so, ma verso cui pedalo portando l’Europa con me.
Hayde Europa
Let’s go Europe
Dai coraggio Europa
Articolo scritto da Giovanni e Marco e pubblicato sul settimanale Ravenna&Dintorni