Vigne fino a che lo sguardo ne ha voglia, nell’ultimo filare fra grappoli acerbi il sole scende, lento, arancione, sfinito. Cammino scalzo e timoroso fra erbe alte e animate, cerco una fotografia o forse un profumo. Un pappagallo bianco con la coda gialla mi danza davanti, una lucertola incalza un coniglio, il puzzo di un canguro morto arriva da lontano ma non vince l’odore mentolato degli eucalipti che regalano ombra tra una vigna e l’altra.
Io nudo, in questa natura ricca, in questa terra modellata bene dall’uomo, trovo nell’ultimo pensiero della giornata un attimo di quiete. Gli amici mi aspettano dietro l’angolo con un bicchiere di vino, una pietanza nel piatto, una battuta pronta.
Sono vivo, vivissimo, i miei pori sudati assorbono tutto e tutto lasciano scivolare. Vivere mi sembra un grande gioco a cui non voglio rinunciare mai.
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