Dal Canada a Panama tredicimila chilometri di strade secondarie, di piccoli ponti, di losche frontiere. Senza scendere di sella per dieci mesi ho attreversato dieci stati. Ora però sono costretto a volare la dove si interrompe la Panamericana. Scelgo di atterrare a Medellin in Colombia, per proseguire alla scoperta del continente Sud Americano. In aeroporto ci sono quattro amici ad aspettarmi, con il casco in testa e le bici cariche.
Sono Colin, Matteo, Chris e mio fratello Francesco. Sono i miei compagni di avventura per i prossimi tre mesi, fino a Lima in Perù. Poi si vedrà.
A Medellin osserviamo le opere del nativo Botero, i suoi soggetti non sono grassi ma voluminosi. Le sue sculture racchiudono l’anima della città, una città senza mezze misure, una città che straripa, che suda vita, che balla fino al mattino la salsa, una città che ama e che ammazza, una città violenta che sta provando a fare la pace con se stessa.
Insieme poi abbiamo pedalato nell’altissima Cordigliera Centrale, aiutandoci quando eravamo in difficoltà, vicini per proteggerci e per prenderci in giro, vicini per non prenderci troppo sul serio.
La Colombia mi ricorda l’Italia del Sud di qualche decennio fa, tra processioni e sguardi furbi, tra lunghe cene a tavola e serate nei bar, tra grappa e musica, tra campanilismo e curiosità.
Per strada ci hanno offerto acqua frutta e pane, ci hanno regalato ospitalità sorrisi e storie. Fra una cosa e l’altra ci hanno anche rubato un telefono, ma alla fine chissene importa..Nel conto Dare e Avere ci pare di essere ancora in Debito.