Mengzi è il nome della prima vera città che incontriamo in Cina a circa duecentocinquanta chilometri a nord della frontiera di Lao Cai, ultimo porto vietnamita. Siamo a pochi passi sotto la linea del tropico del cancro ad un altezza di circa mille metri sopra il livello del mare.
La strada che dal confine porta a Mengzi è una scalata di montagne prima di una breve discesa a valle. Il viaggio è colorato da bananeti e piantagioni di ananas, man mano che si sale in quota e il caldo afoso molla la presa, da melograni in fiore e nespoli giapponesi carichi di frutti. Si incontra qualcuno, vestito in abiti tradizionali, appartenente a chissà quale etnia del passato che continua a resistere nel presente. La montagna è terrazzata e sono ancora il cavallo e l’uomo a svolgere il duro lavoro senza l’aiuto delle macchine agricole.
All’improvviso si vede la città che sulla mappa è un piccolo puntino, un paesino pensavamo prima che apparisse alla vista. Invece, la periferia è un cantiere di palazzi in costruzione, torri di venti piani, un centro urbano di trecentocinquantamila abitanti in piena espansione. Poi in centro un motorino mi sorpassa ma non lo sento arrivare. Sbadiglio per essere sicuro di non aver le orecchie tappate dopo la discesa, ma no, è stata troppo breve. Mi fermo al lato di un viale alberato decorato da aiuole e arbusti e alzo lo sguardo verso le costruzioni moderne, respiro il buon odore dell’aria e la pulizia perfetta. C’è traffico è vero, ma non c’è rumore, sono i motori ultima generazione delle auto e quelli elettrici degli scooter a confondere i miei sensi, la vista non è in armonia con l’udito e l’olfatto non percepisce i gas di scarico. Ogni cosa sembra ovattata e ho la sensazione di ritrovarmi sul set di Ritorno al futuro senza Michael J. Fox, Doc e la DeLorean.
Non me la aspettavo così, abituato dall’Asia a città rumorose, visibilmente inquinate e disordinate, pensavo anche qui di ritrovare la stessa matta confusione, invece scopro una delle città più all’avanguardia che io abbia mai visto. Non c’è stato tempo per vivere Mengzi, è stato solo un incontro fortuito, un brevissimo assaggio di Cina, un piccolo sbalorditivo regalo , l’emozione di un tuffo nella bambagia.