Una signora prova a fissare il carico di canne da zucchero sul portapacchi della bicicletta. Un bue traina un vecchio carretto in legno pieno di pannocchie, guidato da un uomo che sembra avere il tempo dalla sua. Una bambina in divisa scolastica impugna uno zappetto camminando verso casa. Un ragazzo, dopo l’ultima lezione pedala verso il campo, nella cartella ha un libro e una falciola e nel cestino l’annaffiatoio. Nei campi di granturco una cinquantina di persone si prodigano tra le fila per estirpare le erbacce, chi con la zappa, chi a mano e chi con l’aiuto di un piccolo erpice in bambù.
Nelle risaie le donne scalze si piegano per raccogliere le lumache puntellando le infinite distese verdi luccicanti con in testa i loro inseparabili cappelli di foglie. Una madre porta sulla schiena un cesto carico di foraggio e un’altra porta sulle spalle la legna per il fuoco, il fuoco per bollire l’acqua da bere e da cucinare. L’anziana signora, con la mezza bottiglia legata alla cintura piena di semi da piantare uno ad uno, è la moglie dell’uomo che concima a spaglio il suo pezzo di terreno e forse sono i genitori della ragazza che risale l’argine del fiume, per riportare a casa le bufale dopo il bagno al fiume.
Non è un racconto della vita delle colline forlivesi di sessanta anni fa, anche se rivedo i racconti dell’infanzia di mia madre nella passione, nella fatica e nella pazienza di questa gente che si impegna instancabilmente a coltivare la terra. Questa è la Ho Chi Minh road, una strada voluta dal vecchio presidente nord vietnamita per la sua gente dell’entroterra, che ora sembra volergli rendere omaggio rimanendo contadina, allevatrice, lavoratrice. Ai lati di questa strada, il lavoro appare legato ad un passato neanche troppo lontano e le persone sembrano rimanere fedeli ad un pensiero falce e martello che non vogliono scrollarsi di dosso. Ma fra i campi si vive così, pazientando che la terra dia i suoi frutti.
E proprio qui puoi incontrare un contadino che per mesi ha aspettato che il fiore diventasse frutto e con orgoglio ti porge la sua zucca proprio la sera che non avresti trovato di che condire la pasta. E puoi incrociare per strada una famiglia che proprio quando non sai dove dormire ti offre la sua casa, povera che sia, tutto ciò che ha.